Affinamento vino: ecco alcuni dei luoghi più particolari dove avviene

In mare, in montagna, addirittura nello spazio...! No, non vi stiamo proponendo spunti per le vostre vacanze estive ma soltanto alcuni luoghi in cui il vino viene affinato. E no, non sono così insoliti come può sembrare! Da anni diverse realtà vitivinicole italiane ed estere sperimentano modalità di affinamento del vino in diversi luoghi, sfruttando le caratteristiche tipiche del territorio, i mezzi a disposizione, tali da incidere sui procedimenti che portano alla maturazione del vino.

L'affinamento, iniziamo col dire che è proprio l'ultima fase che precede l'imbottigliamento, durante il quale il vino si armonizza mediante l'azione delle componenti al suo interno (zucchero e lieviti) ed appunto le sollecitazioni esterne come luce, vibrazioni, temperatura. Oltre alle cantine, però possiamo trovare luoghi talvolta insoliti per questa maturazione, al punto da far emergere interessanti spunti di riflessione e di ricerca che anni fa non si sarebbe mai pensato di compiere. Vediamone alcuni esempi.

In mare- forse ispirati da ritrovamenti avvenuti qualche decennio fa (ricordiamo quello nel 2010 dello champagne ritrovato al largo dell’arcipelago di Åland, trattato in un nostro articolo disponibile qui) a diverse decine di metri sott'acqua, ha fatto nascere l'idea di sfruttare il mare per consentire una maturazione del vino prima di passare in bottiglia. Diverse ormai sono le cantine che attuano questa pratica che prevede l'inserimento delle bottiglie a diverse profondità per un certo periodo di tempo (solitamente protette da gabbie metalliche). L'azienda vinicola Bisson, tra le prime a realizzarlo in Italia, per circa 26 mesi ha lasciato affinare il proprio spumante Metodo Classico a 60 mt di profondità ad una temperatura costante di circa 15°C. Quale sarebbero i vantaggi? A parte il fascino legato al metodo, sembrerebbe che le quantità scarse di luce e di ossigeno unite al movimento ondulatorio e ad una temperatura costante giovino ai vini.

In montagna- le grandi alture non hanno mai rappresentato un ostacolo ma solo un elemento da poter sfruttare a vantaggio del prodotto finale, ne sono un esempio Elena Walch e Bruno Carpitella, due aziende in due luoghi distinti ma con unico comun denominatore, l'altitudine. La prima in Val Ridanna quasi al confine con l'Austria, in una ex miniera d'argento, ad una temperatura costante di circa 7°C lascia affinare alcuni bianchi di sua produzione, consentendo al buio e all'umidità (quasi al 95%) di fare la loro parte. Con Vini d'Altura invece, il secondo caso presentato, si prevede un affinamento a 2.000 metri di quota, tra le vette del Gran Sasso, dove le bottiglie vengono sistemate in contenitori speciali fatti di legno e ferro che poi verranno ricoperti di neve. Il vino rimane lì per circa 6-7 mesi fino al disgelo. "I sentori tipici dei vitigni sono amplificati, esaltati, ma grazie al freddo, il vino non invecchia: mantiene inalterata la sua freschezza. Al momento del disgelo l'aria rarefatta e ricca di minerali, per una serie di reazioni chimiche, penetra nelle porosità del sughero e regala sfumature uniche, balsamiche, proprio come una boccata d'aria montana" così ci spiega l'ideatore Bruno Carpitella in merito ai risultati raggiunti.

Nello spazio- Ebbene sì anche lo spazio è stato teatro di sperimentazioni uniche, incluso dell'affinamento dei vini. Ci spostiamo fuori dalla nostra Penisola e andiamo in Lussemburgo. Qui nel 2019 è stato attuato il progetto nato in collaborazione con la startup Space Cargo Unlimited che grazie alla Stazione Spaziale Internazionale della NASA ha letteralmente messo in orbita per 14 mesi, 12 bottiglie di Chateaux Petrus 2000, ad una altitudine di 400km e ad una velocità di 28.000 km/h per circa 300.000.000 km. Le bottiglie sono state posizionate in degli appositi contenitori d'acciaio, ma il progetto includeva altri elementi: in orbita erano state inviate alcune piantine di vite proprio con l'obiettivo di studiarne la resistenza in ambienti più ostili, in assenza di luce e con gravità diversa. All'atterraggio, è stata effettuata l'estrazione dei campioni e sono stati poi comparati con quelli rimasti sulla Terra: le piante erano cresciute più velocemente e l'affinamento invece ha reso il prodotto più invecchiato e con tannini più morbidi.

In definitiva, tolti alcuni casi di pura e semplice sperimentazione (probabilmente le bottiglie di Chateaux Petrus 2000 verranno vendute all'asta a cifre per l'appunto esorbitanti), altri metodi di affinamento diversi da quelli in cantina, sono solo alcuni esempi possibili in grado di restituire e restituirci un prodotto fortemente caratterizzato. Di posti e metodi insoliti ma perfettamente adatti ne menzioniamo alcuni qui di seguito: ad esempio quello di Cantina Cristiani che effettua l'affinamento di alcuni bianchi (per quasi 33 anni) in alcune catacombe romane; oppure quello di sfruttare diversi materiali per la maturazione di alcuni vini. Quest'ultimo è il caso di Anima Aura, di Salvatore Valenti, che ha studiato i benefici del far riposare il vino in oro a 24 carati ricoperto d'argento anziché in delle semplici bottiglie in vetro. E chi sa che non si realizzino altre sperimentazioni in grado di creare sempre prodotti "nuovi", sfumature fantastiche di un prodotto unico e complesso, come il vino stesso.

 

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