Gli imballaggi di vetro - 2020

L’ambito di utilizzo degli imballaggi di vetro è ampio: dal settore alimentare, sia food che beverage, al settore cosmetico e farmaceutico.

Una caratteristica di questa tipologia di confezionamento è il forte radicamento nelle aree in cui viene impiegata (in particolare vino, spumanti e super alcolici). Proprio per questa peculiarità la loro evoluzione è strettamente legata all’andamento dei settori utilizzatori, più che a spostamenti nel mix del packaging del settore stesso.

Da diversi anni gli imballaggi di vetro hanno raggiunto una certa stabilità, dopo aver subito una concorrenza serrata, in special modo da parte della plastica. Per esempio, per quanto riguarda l’acqua minerale, la bottiglia di vetro è stata soppiantata 20 anni fa da quella di plastica, e limita la propria presenza al comparto Ho.Re.Ca. dove rimane l’imballaggio preferito in quanto sinonimo di eleganza. Da notare, però, che proprio in questo ambito, anche la diffusione degli impianti di mineralizzazione dell’acqua naturale o gassata nei ristoranti sta dando del filo da torcere alla bottiglia in vetro.

Fuor di dubbio che nel 2020, anno anomalo in fatto di consumi, gli imballaggi in vetro, così come altre tipologie di packaging, abbiano subito un duro contraccolpo. Il legame forte con il settore della ristorazione - ma anche con il settore cosmetico - hanno influito negativamente sull’andamento del comparto. A titolo di esempio, il settore Ho.Re.Ca. registra nel 2020 un calo dei volumi di oltre il 37%, con un impatto importante sul consumo di bottiglie in vetro. A tamponare le perdite ricordiamo, per contro, il buon andamento della grande distribuzione, specie per quanto riguarda la vendita di conserve alimentari confezionate: i consumi domestici, anche e soprattutto durante il lockdown, hanno favorito gli acquisti di alimenti confezionati in vasetti in vetro (conserve sia vegetali che animali, sughi pronti, derivati del pomodoro, ecc).

I dati di settore

  • In base a quanto emerge dall’analisi pubblicata su Imballaggio in Cifre (Istituto Italiano Imballaggio ed. 2021, elaborazione dati Assovetro), nel 2020 la produzione di imballaggi di vetro espressa in tonnellate cala dell’1% rispetto al 2019, assestandosi intorno alle 4.326 t/000.
  • Nel 2020, il commercio estero evidenzia cali significativi per le esportazioni (-9,5%) ma segna un andamento positivo per quanto riguarda le importazioni (+9,1% rispetto all’anno precedente).

Il commercio estero conferma quindi il consueto saldo commerciale negativo per l’Italia, che si traduce in un consumo apparente di contenitori di vetro più alto rispetto alla produzione nazionale: la caratteristica è comune a bottiglie e vasi, dato che la nostra capacità produttiva non riesce a soddisfare le esigenze del mercato interno ed è quindi necessario attingere alle importazioni.

Per quanto riguarda l’andamento del fatturato del settore si ipotizza un calo intorno all’1%.

Le bottiglie

La produzione di bottiglie rappresenta l’88% degli imballaggi di vetro vuoti e nel 2020 registra un -2,3%. A influire sull’andamento della produzione di bottiglie sono indubbiamente le esportazioni (-10,8% rispetto all’anno precedente, alquanto stabile il mercato interno). Le importazioni crescono del 7,5%.

Anche per le bottiglie, come spiegato in precedenza, è determinante l’andamento dei principali settori di utilizzo, che nel 2020 hanno registrato cali diffusi. Oltre il 62,7% delle bottiglie utilizzate è destinato alle bevande alcoliche (-1%) e, considerando l’anno che stiamo analizzando, il calo risulta più che accettabile. L’area bevande analcoliche, compreso il latte, assorbe il 27,3% circa delle bottiglie di vetro. Quest’area, nel 2020, ha registrato un calo ben più importante (-12,5%), influenzata in modo preponderante dall’acqua minerale e, di concerto, dall’evoluzione dell’Ho.Re.Ca.

Il restante 10% si suddivide tra condimenti, salse e derivati del pomodoro che nel loro insieme calano dello 0,6% circa.

A livello globale, la produzione 2020 delle bottiglie di vetro si aggira intorno alle 5.100 t/000, di cui l’80% è rappresentato dalle bottiglie a perdere. Se suddividiamo per segmenti, si evidenzia che il 41,8% delle suddette bottiglie (perdere + rendere), è stato destinato al mercato del vino e degli spumanti. Il 23,6% sono invece le bottiglie utilizzate nell’area acqua minerale, mentre il 14,2% è rappresentato dalle bottiglie impiegate per la birra. Il restante 20,4% è suddiviso tra altre bevande (sia alcoliche che non) per un 10,5%, e condimenti e derivati del pomodoro (passate) per il 9,9%.

I vasi

La produzione di vasi di vetro (imballaggi vuoti ancora da riempire) rappresenta il 7% della produzione totale di imballaggi di vetro e, nel 2020, risulta in controtendenza, dato che ha infatti registrato un andamento positivo (+11,1%). A fronte dei cali analizzati in ambito ristorazione, i consumi domestici hanno invece impresso una spinta positiva alla categoria.

Per quanto riguarda l’impiego, nel 2020, si registra un incremento pari al +0,5% (circa 491 t/000). L’andamento dei settori utilizzatori di vasi di vetro ha influito positivamente sulla produzione del packaging, primo su tutti il settore conserve alimentari (compresi i prodotti ittici e sughi pronti) che ne rappresenta il 68,5%.

Tra questa tipologia di prodotti sono i sottolio/sottaceti quelli più rappresentativi (26,7%), seguiti da legumi (17,3%), omogeneizzati (9%), sughi pronti di vario tipo, sia a base pomodoro che no (14,4%).

Per i prodotti ittici, tonno, acciughe e sardine, nel 2020 sono stati utilizzati il 5,5% dei vasetti di vetro mentre il restante 27,1% è suddiviso tra frutta sciroppata, olive, mais, spezie marmellate, creme spalmabili, yogurt e altro.

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